06 marzo 2020

Come la famiglia reale


Scuole chiuse. Contribuiranno a frenare il dilagare dell’epidemia?
Non mi esprimo. Tuttologi, epidemiologi da strapazzo, complottisti e cretini erano già ben radicati nel Bel Paese da un paio di decenni, tetragoni all’effetto Dunning-Kruger, da cui si sentivano vaccinati dal tempo delle mele.
Qualcuno con il tempo è arrivato anche in Parlamento.
Con l’epidemia da coronavirus si sono aperte le gabbie e ognun dice la sua.
Si impone qualche riflessione su cosa fare con le scuole chiuse.
Non sono un pedagogista, sono solo figlio di una maestra, di quelle di cui parlano ancora in paese a vent’anni dalla sua scomparsa e mezzo secolo dopo il suo congedo.
Mi occupo di formazione sul campo e a distanza, nel mio piccolo mondo a ultrasuoni.
Acacia saligna (mimosa dei litorali)
Mi avvalgo da tempo di alcune piattaforme di learning, assolutamente gratuite, con le quali spedisco dispense e organizzo verifiche.
L’uso è intuitivo, mediante documenti word, questionari a risposta multipla e la possibilità di elaborare verifiche e statistiche in tempo reale.
Mi sembra una cosa a portata di mano di qualunque insegnante della scuola primaria, ammesso che la scuola stessa non disponga di piattaforme dedicate e professionali.
La difficoltà è la medesima che si incontra creando un gruppo Whatsapp.
Sembra che la difficoltà sia insormontabile per molti insegnanti, che si limitano a lapidari quotidiani proclami del tipo “studiate da pagina 5 a pagina 15 del libro”.
I genitori, subdoli, che hanno creato gruppi Whatsapp in tempi non sospetti cercano di organizzarsi artigianalmente per scambiarsi compiti a casa e notizie.
Ma cosa facciamo con i nostri pargoli della scuola primaria per tutto il resto del tempo?
La scelta è ovvia: televisione, cartoni, play station e videogiochi: qui sì che siamo tutti tecnologici, multimediali e connessi.
Eppure qualche scelta ci sarebbe.
Una passeggiata in giardino o ai giardini o lungo un fiume, a distanza di sicurezza non è una cosa proibita.
Per smartphone e tablet ci sono app meravigliose (filologici applets meravigliosi) per inquadrare e identificare piante, foglie, fiori e frutti.
Anche il davanzale dell’appartamento milanese potrebbe diventare una lezione di botanica affascinante.
L’orto del terrazzo consentirebbe di riappropriarsi del ritmo delle stagioni.
Con un telefonino si potrebbe creare un album fotografico degno degli erbari dei secoli scorsi e scambiare le immagini sui gruppi social con i compagni di classe.
Con simili app si possono riconoscere anche automobili, razze di cani, costellazioni e aeroplani di passaggio con le scie chimiche che ne rivelano il malvagio tragitto da cui scendono inesorabili coronavirus mutanti.
Forse la nostra fantasia ha abdicato ed è stata costretta all’esilio come la famiglia reale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Noi felicemente a casa, oggi lavorato argilla al tornio, nei giorni passati create bambole, giocato con i nastri di raso, dipinto, andati a prendere l’acqua in montagna, domani forse c’è da raccogliere la legna potata e sporcarsi con la terra (pazienza! Tanto ci sono più cose sporche adesso che quando non ci sono...)
La tecnologia utilizzata solo per i compiti, vedere qualche tutorial da eseguire e per le immancabili videochiamate con i
nonni.
Ieri sporcato un’intera cucina per fare il salame turco e la ciambella....
Per me è una meraviglia avere il tempo di fare tutto questo e loro sono felici.
Forse siamo strani noi....
E siamo in quarantena da giorno 29!
Un abbraccio dalla sua piccola paziente di Catania.
In bocca al lupo e torni a trovarci presto, perché Le dobbiamo regalare uno dei lavori fatti in questi giorni.